C’è stato un tempo in cui i siciliani erano abituati a
vivere nella loro isola.
Arrivò poi il piemontese e con lui la distruzione.
La Sicilia diventò colonia e il siciliano scomodo a casa sua.
Uno dei più noti regali che l’unità d’italia “donò” all’isola di Trinacria, fu l’emigrazione.
Giovani e meno giovani si videro costretti a lasciare la propria terra martoriata dal colonizzatore, in cerca di una vita dignitosa. Tuttavia le speranze, come la storia insegna, a volte non rispecchiano la realtà. L’emigrazione verso gli USA fu pregna di situazioni segnate da condizioni lavorative disagevoli, ghettizzazione e soprattutto ingiustizie dettate dall’odio razziale.
Nell’ottobre del 1890 a New Orleans (città prima al mondo per convivenza di più “razze” e con forte presenza siciliana) venne ucciso in un agguato il sovrintendente della polizia locale David C. Hennessy. Figura ambigua, sospettato di legami con una delle famiglie mafiose del luogo (i Provenzano) e da tempo sotto l’occhio attento del leggendario Joe Petrosino. Ucciso perché artefice dell’arresto di due affiliati della famiglia mafiosa dei Matranga, in lotta proprio con i Provenzano. Poco prima di morire, Hennessy sussurrò ad un collega poliziotto accorso ad aiutarlo, le parole “Dagos did it” (dagos era un modo dispregiativo per definire gli italiani del sud). Questa vaga e ambigua accusa fu la miccia che scatenò una violenza inaudita.
Un odio razziale propugnato dalle stesse istituzioni americane, come dimostra il discorso pronunciato dal sindaco di New Orleans, Joseph Shakespeare, che “saggiamente” esclamò: “Il clima mite, la facilità con la quale ci si può assicurare il necessario per vivere e la natura poliglotta dei suoi abitanti hanno fatto sì che, sfortunatamente, questa parte del Paese sia stata scelta dai disoccupati e dagli emigranti appartenenti alla peggiore specie di europei, i meridionali italiani, gli individui più abietti, più pigri, più depravati, più violenti e più indegni che esistono al mondo, peggiori dei negri e più indesiderabili dei polacchi. Dobbiamo dare a questa gente una lezione che dovranno ricordare per sempre”.
Subito dopo l’omicidio furono arrestati senza giusta motivazione nove siciliani (tra cui Pietro Monasterio, colpevole d’avere la bottega da calzolaio di fronte al luogo dell’agguato), tutti poi prosciolti nel marzo del 1891.
Tale notizia non piacque allo sceriffo Gabriel Villère che, ebbro del suo razzismo, emise un bando pubblico delirante: “Tutti i bravi cittadini sono invitati a partecipare all´assemblea convocata sabato 14 marzo alle 10 alla Clay Statue, per prendere provvedimenti rispetto al fallimento della giustizia nel caso Hennessy. Arrivare pronti all’ azione”
Un odio razziale propugnato dalle stesse istituzioni americane, come dimostra il discorso pronunciato dal sindaco di New Orleans, Joseph Shakespeare, che “saggiamente” esclamò: “Il clima mite, la facilità con la quale ci si può assicurare il necessario per vivere e la natura poliglotta dei suoi abitanti hanno fatto sì che, sfortunatamente, questa parte del Paese sia stata scelta dai disoccupati e dagli emigranti appartenenti alla peggiore specie di europei, i meridionali italiani, gli individui più abietti, più pigri, più depravati, più violenti e più indegni che esistono al mondo, peggiori dei negri e più indesiderabili dei polacchi. Dobbiamo dare a questa gente una lezione che dovranno ricordare per sempre”.
Subito dopo l’omicidio furono arrestati senza giusta motivazione nove siciliani (tra cui Pietro Monasterio, colpevole d’avere la bottega da calzolaio di fronte al luogo dell’agguato), tutti poi prosciolti nel marzo del 1891.
Tale notizia non piacque allo sceriffo Gabriel Villère che, ebbro del suo razzismo, emise un bando pubblico delirante: “Tutti i bravi cittadini sono invitati a partecipare all´assemblea convocata sabato 14 marzo alle 10 alla Clay Statue, per prendere provvedimenti rispetto al fallimento della giustizia nel caso Hennessy. Arrivare pronti all’ azione”
Tremila cittadini si presentarono armati di asce, fucili e bastoni. Abbattuti i portoni laterali d’ingresso della prigione, giustiziarono senza pietà i nove prigionieri. Antonio Abbagnato, fu impiccato ad un albero. Emanuele Polizzi, venne appeso ad un lampione e finito a colpi di pistola. Una delle figure maggiormente conosciute in città, l’avvocato Parkeson, pare abbia ringraziato i suoi concittadini dicendo “Vi ho chiamato per compiere tutti insieme un dovere, e questo dovere è stato compiuto. Ora tornate a casa e Dio vi benedica!”
A seguito di quella barbarie, il governo statunitense vietò il linciaggio di massa…ma il danno ormai era fatto…
La crisi diplomatica che scoppiò successivamente tra l’Italia e l’America, venne risolta anni dopo con un pugno di dollari.
A distanza di 129 anni dal linciaggio, Figli di Sicilia vuole ricordare un massacro che ancora oggi, risulta sconosciuto a molti.
I nomi delle vittime:
- Antonio Abbagnato,
- James Caruso
- Rocco Geraci
- Antonio Marchesi
- Pietro Monasterio
- Emanuele Polizzi
- Frank Romero
- Antonio Scafidi
- Charles Traina
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