In un momento delicato come quello che stiamo vivendo, riteniamo gusto dare la parola a chi lavora ogni giorno a stretto contatto con il problema Coronavirus. Abbiamo così deciso di fare quattro chiacchiere con Pietro R. Operatore Socio Sanitario siciliano trasferitosi a Milano anni fa. Oggi lavora in un ospedale al centro della città.
Qual è la situazione all’interno dell’ospedale dove lavori?
«In queste settimane ci siamo trovati in grande difficoltà in quanto il COVID-19 è un virus sconosciuto e inizialmente non si conoscevano bene le contromisure da adottare. Da oggi, in base alla riorganizzazione degli ospedali, dovuta all’emergenza, si è creata una rete hub dove si sono individuati ospedali per diversi tipi di urgenze ad esempio cardiologiche, neurologiche ecc..; altri sono unicamente per i pazienti affetti da coronavirus. L’ospedale dove lavoro appartiene a quest’ultima categoria, quindi hanno spostato reparti, chiusi altri, per far posto agli infetti. È una situazione difficile e ci aspettano ancora momenti duri.»
Quali sono i principali sintomi di un’infezione da Coronavirus?
Che aria si respira in città?
Quale pensi possa essere l’atteggiamento migliore da prendere per evitare il panico? E quali sono esattamente le regole igieniche da rispettare? Indossare la mascherina ha effettivamente una reale funzione protettiva?
«Il panico non serve a niente perché non risolve un bel nulla. Bisogna attenersi a ciò che dice il Ministero della Salute ovvero stare il più possibile a casa per evitare contatti e quindi possibili contagi, uscire solo quando è strettamente necessario, lavarsi spesso le mani.
È una malattia che ha un lungo periodo di incubazione e gli effetti si possono avere dopo molti giorni.
La mascherina serve a proteggersi dagli altri e a proteggere gli altri qualora noi siamo infetti ma ancora inconsapevoli; bisogna evitare luoghi affollati e contatti fisici, baci, strette di mano; qui molti ci si saluta con il piede, capisco che è difficile ma sono sacrifici importanti che possono fare la differenza! Sempre meglio comunque stare a casa che correre il rischio di finire in terapia intensiva.»
Bisogna altresì, evitare di prendere il tutto con estrema leggerezza…
«Purtroppo c’è chi ha preso la questione sotto gamba, minimizzando, pensando che le cose brutte capitano sempre e solo agli altri, oppure guardando solo ai problemi economici, tutte cose sbagliate che hanno portato al diffondersi del virus. C’è chi poi ne fa una questione politica, anche questo è un gravissimo errore. Il virus non conosce colore politico, Nord, Sud o altro… manda democraticamente tutti a letto nella migliore delle ipotesi, a tanti in terapia intensiva e a molti altri al cimitero.»
Sentiamo dichiarazioni poco incoraggianti circa la situazione della sanità pubblica in Italia…secondo te, paghiamo anni e anni di tagli?
«Questo virus è tremendo ma sicuramente i tagli alla sanità non ci hanno aiutato, spero sia un monito per quando tutto ciò finirà. La sanità pubblica è fondamentale e in questa emergenza lo sta dimostrando perché è in prima linea. Negli anni si è tagliato sul personale, sui posti letto, sulle retribuzioni, raccontandoci che il pubblico è marcio, che è giusto riorganizzare ed evitare gli sprechi ma è da criminali tagliare servizi essenziali. Anche questo problema dovrà essere affrontato e tutti coloro che hanno attaccato negli anni il settore pubblico per promuovere il settore privato, oggi dovrebbero solo provare una profonda vergogna.»
Pensi che queste regole restrittive decise dal governo, siano effettivamente adeguate?
«Il governo si muove secondo me in ritardo e male. Ha sbagliato fin dall’inizio nel sottovalutare il problema, ha sbagliato dopo mandando messaggi confusi che hanno creato panico nei cittadini. Ha fatto bene nell’estendere a tutta Italia la zona rossa ma è un provvedimento dettato dagli errori pregressi. Secondo me un governo non all’altezza dell’enorme problema e lo stiamo pagando in termini di salute e di perdite economiche.»
Un’ultima domanda: non pensi che questa difficile situazione possa dare a voi O.s.s. il giusto riconoscimento per il duro lavoro che svolgete quotidianamente? Spesso subendo trattamenti contrattuali ingiusti…
«In questa situazione gli Operatori Sociali Sanitari stanno facendo la loro parte e ne usciranno sicuramente a testa alta, e spero che in futuro gli vengano dati i giusti riconoscimenti; spesso siamo bistrattati e sottovalutati e ahimè questo succede maggiormente al Sud, dove questa figura professionale è troppo spesso umiliata. Il nostro è un lavoro duro sotto molti aspetti e richiede anche una certa preparazione, cosa che molti non capiscono e anzi ci umiliano con proposte di lavoro degne di uno schiavo, con paghe misere, orari massacranti e poche tutele. Mi auguro che dopo questa emergenza si comprenda come l’Oss sia una figura importante, che merita dignità soprattutto nei salari, perché siamo anche noi un pezzo importante della sanità del paese.»
Purtroppo le figure del sociale, sia quelle sanitarie che quelle assistenziali ed educative vivono spesso condizioni di lavoro vergognose e trattamenti indegni. Eppure, proprio come dici tu, svolgono un lavoro delicatissimo, fondamentale.
«Esatto, proprio così. Io vivo a Milano da poco più di 4 anni, qui ho fatto il corso di formazione e subito ho iniziato a lavorare, le opportunità di lavoro non mi sono mai mancate e ormai mi sono perfettamente ambientato, inoltre ho avuto l’opportunità di crescere tanto a livello professionale. Spero davvero di vedere tali figure professionali maggiormente considerate in tutto il paese, perché lo meritano.»
Ringraziamo Pietro per la sua disponibilità e per aver dedicato parte del suo tempo a questa breve ma intensa chiacchierata.
Cosa pensi?