La fine del blocco dei licenziamenti prevista per fine giugno, rischia di provocare in Sicilia una vera e propria catastrofe sociale. Il provvedimento drastico, proposto da Confindustria, significherebbe la perdita di 57 mila posti di lavoro nell’isola e senza nessuna politica concreta incentrata sul lavoro e sugli ammortizzatori sociali, si rischia il crollo totale. Ma sembra che questo al governo non interessi, d’altronde il tema lavoro non ha mai occupato posti rilevanti all’interno della politicanza nazionale e locale, anzi, negli anni, i diritti sociali sono stati quasi completamente distrutti.
Con la crisi sanitaria, le condizioni già precarie di moltissimi lavoratori siciliani sono peggiorate; in tanti il posto di lavoro l’hanno già perso oppure si ritrovano costretti ad accettare condizioni lavorative ottocentesche pur di conservare il posto, i piccoli imprenditori si avviano drasticamente verso la proletarizzazione. Tagliano su un settore estremamente importante in Sicilia, quale l’agricoltura, senza concreti progetti d’investimento e sviluppo; la politicanza si ritrova così ad essere soggetto passivo che pensa unicamente a soddisfare gli interessi di una Unione Europea ultra liberista e a coltivare il proprio orticello tramite clientelismo e malaffare, come dimostrato dallo scandalo legato a Girgenti acque, uno de tanti accaduti nella storia dell’isola, dove tra l’altro vi era un sistematico sfruttamento dei lavoratori, come riporta Agrigento Notizie:
Nella relazione del 12 febbraio del 2016, gli ispettori dell’Inps hanno evidenziato che “è emersa una grave ingerenza da parte del socio unico (Girgenti Acque) che ha travalicato il proprio naturale ruolo di controllore dell’attività di Hydortecne, intervenendo e agendo sulla normale e quotidiana gestione della ditta con tale preponderanza da rendere, praticamente, nulli i patti sociali stessi” – riporta la Procura – . Gli stessi funzionari dell’Inps inoltre, hanno affermato “che lo svolgimento dei rapporti di lavoro all’interno delle due società è stato connaturato da una forma di sfruttamento sistematico in dispregio delle norme e dei comportamenti imposti dall’ordinamento a tutela, non solo dei lavoratori, ma financo della dignità umana, ravvisabile: nella sistematica retribuzione dei lavoratori in modo palesemente difforme dai contratti·collettivi nazionali; nella sistematica violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale,·all’aspettativa obbligatoria, alle ferie – riportano i pm – ; nella sussistenza di violazioni della normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di· lavoro tale da esporre il lavoratore a pericolo per la salute, la sicurezza o l’incolumità personale”.
Lo sblocco dei licenziamenti darà a molte aziende il pretesto per licenziare o risparmiare sulla sicurezza, tagliando gli stipendi, il tutto senza reali controlli. Perché, tra l’altro, in Sicilia, gli ispettori del lavoro sono pochissimi e non in grado di agire per come sarebbe giusto in una società che funzioni come si deve. E questo i padroni lo sanno.
Ecco perché quando parliamo di emancipazione politica-economica e sociale dell’isola, non lo facciamo così tanto per farlo, ma per dimostrarvi quanto oggi essa sia l’unica reale e concreta possibilità per uscire fuori da una condizione di totale disfacimento.
Lavoratori precari, sfruttati, liberi professionisti, disoccupati, pensionati, tutti siciliani! Tutti uniti per rivendicare i propri diritti! Emanciparsi per liberarsi dal giogo colonialista!
EMANCIPARSI PER NON SOCCOMBERE.
Figli di Sicilia
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