Il tragico quadro che affiora dallo studio effettuato dal Centro Studio dell’associazione Lavoro e Welfare, dimostra appieno le condizioni della nostra isola.
Sessantasette mila i posti di lavoro persi nell’anno 2020, con un aumento del 1306,87% delle ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps; oltre l’8% dei lavoratori siciliani sono fuori da tutto, vivendo di cassa integrazione straordinaria, in deroga, ordinaria e FIS (Fondi Integrazione Salariale), oltre ai tanti lavoratori che hanno perduto il posto di lavoro e che ad oggi, vivono grazie alla Naspi (Indennità di disoccupazione).
A Marzo del 2021 scadrà il blocco dei licenziamenti ed ovviamente ciò comporterà un ulteriore aumento di queste già tragiche cifre. La Cgil chiede il rinvio della scadenza e la proroga degli ammortizzatori sociali per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria, ma ciò a nostro avviso non basta. Non serve assistenzialismo, ma un reale e concreto intervento sull’economia siciliana, incentivando la produzione e garantendo lavoro e diritti sociali. Ma questo oggi sembra un sogno irrealizzabile, una chimera.
Se la crisi sanitaria ha devastato la nostra economia, quella legata alla mancanza del lavoro e alla stagnazione del comparto produttivo in Sicilia, c’è sempre stata. Da più di 150 anni. Le centinaia di migliaia di giovani che lasciano ogni anno la nostra terra, le piccole medie imprese locali che chiudono, fagocitate dallo strapotere delle multinazionali, hanno sempre caratterizzato un’economia, quella siciliana, che vive un perenne stato di crisi.
Oggi tra politiche nazionali che negli anni hanno fatto più danni che altro, politiche regionali totalmente inconcludenti e diktat europei che frenano qualsiasi tentativo di sviluppo concreto, la Sicilia, ma soprattutto i siciliani, DEVONO pensare a prendere in mano il proprio futuro, per alimentare quella piccola fiamma di speranza ancora accesa.
EMANCIPARSI PER NON SOCCOMBERE.
Figli di Sicilia
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