Francesco Lo Sardo è un nome pressoché sconosciuto a molti. Figura imponente del socialismo siciliano, co-fondatore insieme a Nicola Petrina del Fascio dei Lavoratori di Messina, Lo Sardo fu un uomo che sacrificò la sua vita per i propri ideali, dimostrando forza e determinazione.
Nato a Naso, piccolo comune del messinese, il 22 Maggio 1871, il Nostro sin da giovane si dedicò all’attività politica e sindacale, nonostante la famiglia lo inviò al seminario arcivescovile di Patti (che lasciò però presto); fondatore del Fascio dei Lavoratori del suo paese, successivamente si spostò a Messina dove ebbe modo di conoscere e approfondire la condizione dei lavoratori della zona, svolgendo la professione di avvocato e giornalista.
Arrestato, venne inviato nelle Isole Tremiti dove scontò la prigione. Tornato, continuò a dedicarsi all’attività politica e sindacale, venendo nuovamente arrestato nel 1898. Rilasciato, si trasferì a Napoli per lavoro e qui mise su famiglia; tornato a Messina poco tempo dopo, visse il tragico terremoto del 1908 che oltre a ferirlo gravemente, gli portò via l’unico figlio. Lo Sardo, una volta ripresosi, denunciò attraverso la rivista “Il Riscatto” tutti gli scandali legati alla ricostruzione di Messina, nello specifico indagò e rese pubbliche le più becere speculazioni attuate dalle imprese edili del Nord, con il tacito consenso della borghesia messinese.
Diresse la Camera del Lavoro di Messina e si impegnò tantissimo nelle lotte per la difesa dei diritti dei lavoratori; nel 1924 decise di lasciare il Partito Socialista per confluire in quella comunista e venne eletto deputato. Lo Sardo fu il primo comunista siciliano eletto in Parlamento.
Fervente antifascista, venne arrestato l’8 Novembre 1926 e condannato dal Tribunale Speciale; durante il processo egli dichiarò:
“A nome di tutto il gruppo di imputati siciliani, dichiaro che noi siamo fieri di essere processati per la nostra attività comunista. Questo processo dimostra che i lavoratori siciliani non sono secondi a quelli del settentrione nella lotta contro il fascismo”.
Trasferito in diversi penitenziari, il Nostro ebbe modo di incontrare Antonio Gramsci con il quale instaurò un forte rapporto di amicizia.
Ammalatosi gravemente, rinunciò alla richiesta di grazia:
“È inutile inginocchiarsi ai tiranni, a meno che non si voglia perdere ogni dignità ed amor proprio”.
Lo stesso Gramsci lo esortò a riflettere bene:
“Ti resta poco e poi hai dato tutto al partito”,
ma Lo Sardo non cambiò idea:
“Hanno voluto la carne e si prenderanno anche le ossa”.
Morì nel carcere di Poggioreale, a Napoli, il 31 Maggio 1931.
Francesco Lo Sardo dimostrò un coraggio incredibile; non cedette mai ai ricatti e alle minacce e fino all’ultimo restò fedele ai propri ideali. Ideali di emancipazione sociale ed economica dei lavoratori siciliani per una società più giusta.
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