Sicilia, terra ricca di eroi leggendari e valorosi. Uno di questi è senza ombra di dubbio il netino Ducezio.
Nato nel 480 a.C., cercò di ridare l’antica terra di Trinacria alla popolazione indigena dei Siculi. Fu loro Re dal 460 a.C. al 450 a.C.
Egli era già conosciuto dai Greci come un brillante guerriero dalle doti straordinarie. Di lui parla Diodoro Siculo (tramite i racconti di Timeo di Tauromenion, odierna Taormina) nei suoi libri XI e XII della Bibliotheke Historikè, chiamandolo Douketios (nome preso dalla tradizione onomastica sicula; Ducezio è un onorifico appellativo che i suoi nemici diedero al condottiero. Il nome Ducezio dunque va interpretato come “colui che i Siculi chiamano Douk”). Secondo le testimonianze di Timeo, Ducezio fu un capo carismatico, un eroe leggendario difficilmente eguagliabile. L’unico esempio a lui vicino fu quello del re siculo Teuto di Ouessa (anteriore di un secolo).
Tuttavia, alla fine, Timeo non risparmiò critiche e definì Ducezio “traditore”, accusandolo d’aver abbandonato il proprio popolo dopo il “presunto” accordo che il condottiero fece con i Siracusani nel momento della sua cattura: avere salva la vita ed in cambio rinunciare al proprio sogno. Notizia, questa, priva di fondamento.
Prima dell’arrivo di Douketios, le antiche popolazioni indigene dei Siculi, avevano mantenuto la loro identità durante tutta la dominazione greca in Sicilia; chiuse nelle loro cittadelle rese sicure dall’asperità del suolo, esse non furono mai completate influenzate o sottomesse dalla pur splendida cultura greca, mantenendo e difendendo la loro propria identità.
L’IMPRESA DEL CONDOTTIERO SICULO
La straordinaria impresa di Ducezio durò 15 anni. Il Duce siculo, ottenne una serie di vittorie militari importanti e fondò Palike (Palagonia), capitale del Regno siculo. Conquistò città come Morganzia, Etna-Inessa, Motyon ed altre località. Riuscì ad ottenere una vittoria importantissima contro gli eserciti di Siracusa ed Akragas (coalizzate sotto il comando di Bolcone) rendendosi così un avversario temibile per i suoi nemici ed un eroe per il proprio popolo.
L’ESILIO E IL RITORNO
Ma le belle storie, purtroppo hanno tutte una fine: sconfitto a Noe tempo dopo, persa la capitale (Palike), si consegnò ai Siracusani e fu esiliato a Corinto.
Ma tornò: nel 448 a.C., fondò Calacte (Marina di Caronia) e da qui tentò una nuova sollevazione sicula e la realizzazione del sogno di un popolo ovvero la creazione di una “nazione” sicula. Sconfisse Akragas sulle rive del Platani (446 a.C.) e ricostituì l’antica lega delle città sicule (la synteleia, l’obiettivo cioè di federare tutte le città-stato sicule). Ma tutto ciò sfumò nel 440 a.C., quando trovò la morte. Negli anni successivi, l’etnia sicula venne progressivamente assorbita dalla ormai vasta comunità greca. Ma un risultato importante fu ottenuto: il congresso panellenico di Gela (424 a.C.), stabilì che da quel momento in poi, tutti gli abitanti dell’isola dovevano riconoscersi in un’unica identità: quella siceliota. Non più greco-siculi.
Ducezio, un Figlio di Sicilia che merita d’essere ricordato.
Fonti:
Articolo di Giuseppe Vazzana “Ducezio come simbolo attuale”
“Storia della Sicilia” di Salvo Di Matteo
Figli di Sicilia
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