Dalla cartina è possibile notare l’espansione della NATO in Europa negli ultimi ventiquattro anni.
Parliamo di un’organizzazione nata nel 1949 come strumento di difesa dall’Unione Sovietica che di tutta risposta, nel 1955, creò il Patto di Varsavia. Con la dissoluzione dell’URSS, la NATO di conseguenza avrebbe dovuto estinguersi ma così non è stato. Negli ultimi trent’anni essa, o per meglio dire gli USA e i suoi fedeli alleati occidentali hanno esportato “democrazia” a suon di bombe in Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Siria, Libia; minacciano continuamente Iran, Venezuela, Cuba.
Il conflitto in Ucraina si inserisce in questa ottica d’espansione iniziata già a fine 2013 quando nel paese dell’est Europa le potenze occidentali sostennero la cosiddetta “rivoluzione colorata” Euromaidan. Obiettivo: far entrare l’Ucraina nel circuito dell’Unione Europea e dell’Occidente. Le numerose violenze perpetrate dai sostenitori pro europei ucraini, spesso di matrice neo nazista (si tratta di sostenitori di Stepan Bandera, collaboratore nazista durante la Seconda guerra mondiale), quali “Pravyi Sektor”, sfociarono nella strage di Odessa del maggio 2014 quando frange paramilitari di estrema destra e nazionaliste ucraine aggredirono e bruciarono manifestanti che si opponevano al cambiamento di governo (un colpo di stato destituì il Presidente Janukovyc con una giunta filo occidentale), riparatisi all’interno della Casa dei sindacati. Quarantadue persone morirono in quel vile attacco. Questo mostrò al mondo la partecipazione attiva diretta di battaglioni paramilitari neonazisti in quella cosiddetta rivoluzione democratica (sic!); esempio chiaro è il Battaglione Azov, reparto paramilitare di estrema destra, inquadrato nella Guardia Civile ucraina, famoso per i metodi di tortura usati contro i filo russi. Il simbolo identificativo da loro usato, “Wolfangel” , è un antico stemma runico d’origine germanica, usato durante il medioevo e ripreso dai nazionalsocialisti negli anni’ 30 del Novecento.

Nella parte orientale del paese, intanto, nell’aprile 2014, le regioni di Donetsk e Lugansk, storicamente filo russe, decisero di proclamare l’indipendenza dando il via ad una guerra civile che non è mai cessata. L’iniziativa venne condotta da organizzazioni antifasciste russofone e da reparti dell’esercito ucraino che non accettarono il cambiamento di governo. Le due repubbliche chiesero il riconoscimento ufficiale da parte della Russia che però non arrivò, preferendo mantenere una linea ufficiale di attesa, soprattutto dopo aver occupato la Crimea nel febbraio 2014, territorio storicamente a maggioranza russa che espresse la sua contrarietà alla politica filo europea del nuovo governo ucraino; nel marzo 2014 un referendum per l’indipendenza della Crimea e la sua entrata nella federazione russa, vide la vittoria del sì con il 95% dei consensi. Nonostante ciò la Russia non manco di sostenere la lotta delle due repubbliche.

L’Unione Europea e i suoi stati vassalli espressero da subito sostegno al nuovo governo ucraino; tante furono le approvazioni da parte di partiti europei cosiddetti progressisti che evidentemente non si sentirono mai offesi dalla presenza neonazista nelle proteste ucraine.
Gli accordi di Minsk del settembre 2014, stipulati per porre fine alla guerra civile, tra i punti prevedevano la concessione di una forte autonomia speciale alle due repubbliche, trovando però sempre una forte opposizione da parte dell’Ucraina.

Frattanto il governo ucraino si è adoperato negli anni per un avvicinamento sempre più forte con la UE e con le potenze occidentali fino ad una possibile adesione di questa all’Alleanza militare Atlantica; tale fatto ha scatenato la reazione russa, che dopo aver riconosciuto le due repubbliche del Donbass e del Lugansk, ha deciso di fatto di invadere l’Ucraina.

Abbiamo voluto riassumere i fatti per cercare di comprendere quanto più possibile i motivi di questa escalation, dimostrando quanto i giudizi dati a questa o a quella controparte siano inutili. La Russia non è d’accordo nell’avere missili puntati di fronte casa sua, nello stesso modo in cui gli USA, nel 1962 non accettarono quelli sovietici installati a Cuba, arrivando ad un passo dallo scontro militare che avrebbe portato il mondo ad una guerra catastrofica. Questo non vuol dire che giustifichiamo una guerra che è frutto di scontri tra borghesie europee ed internazionali, così come avvenne per le guerre mondiali, prodotti di quell’imperialismo fase suprema del capitalismo che non ha mai guardato al benessere dei popoli; tuttavia reputiamo giusto avere una visione quanto più possibile chiara dei fatti, a differenza dei media che negli anni scorsi non hanno mai denunciato le violenze fasciste in Ucraina, né hanno mai dedicato ampio spazio alla guerra civile.
Le potenze occidentali si limitano per ora ad inviare armi all’esercito ucraino e a sanzionare la Russia, tentando di estrometterla dall’economia europea e mondiale. In tutto questo, noi siciliani siamo direttamente coinvolti in quanto la nostra isola, senza il consenso dei suoi abitanti, è ormai da anni militarizzata dalla NATO e quindi possibile obiettivo in una guerra su scala mondiale; d’altronde, essendo colonia di una colonia, non siamo noi a decidere le sorti della nostra terra.
Nell’esprimere vicinanza alle vittime di questa guerra, denunciamo l’opera nefasta dei governi borghesi che hanno unicamente a cuore i propri interessi.
Figli di Sicilia
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